giovedì 27 aprile 2017

[Recensione]: Il senso dell'elefante di Marco Missiroli

Cari lettori, oggi vi parlo di un libro che ho scoperto per caso perché regalatomi dal mio fidanzato (si, i libri me li regala sempre lui) per il mio compleanno (14 agosto) dell'anno scorso. Mi pento tanto di averci messo un po' a decidere di leggerlo, perché l'ho apprezzato tantissimo e ancora di più ho apprezzato l'autore. Di che romanzo sto parlando? Ve lo svelo nella scheda:




Titolo: Il senso dell'elefante
Autore: Marco Missiroli
Casa editrice: Guanda
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: € 11,50


Trama

La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa dei Martini quando lui non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l'amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l'altro. A partire da una semplice, terribile domanda. a cosa siamo disposti a rinunciare per difendere i nostri legami?



Recensione

Attraverso questo romanzo ho conosciuto Marco Missiroli, un autore di cui sentivo parlare da tanto e che ho incontrato per caso. "Il senso dell'elefante" è stato un romanzo messomi in mano dal destino per via de il libro al buio della Feltrinelli. Come funziona? Acquisti un libro incartato con sopra solo delle frasi che fungono da indizio per farti capire un minimo cosa ci sarà all'interno e poi lo scarti e ci trovi la tua prossima lettura. Grazie a questa iniziativa della Feltrinelli devo dire che ho scoperto dei romanzi meravigliosi, che se non mi fossero capitati tra le mani, forse non avrei mai letto. "Il senso dell'elefante" è sicuramente uno di questi. Mi piace definire questo libro SOFFERENTE, perché lo scrivo a lettere grandi? Beh, perché il dolore che si respira in questo romanzo è grande quanto loro. 
Si può essere padre senza esserlo per davvero? Ci si può ritenere padre dopo una vita di assenza? Questi sono gli interrogativi a cui devono rispondere Pietro, un ex prete vissuto a Rimini e poi trasferitosi a Milano per svolgere la mansione di portinaio in un palazzo borghese, e Luca, uno dei condomini di quel palazzo, che vive al secondo piano con una moglie e una figlia. Il nuovo portinaio sembra essere coinvolto emotivamente dalla vita di Luca, il dottor Martini. Infatti, perlustra la sua casa quando lui non c'è, parla con sua moglie e sua figlia, ma soprattutto va a trovarlo nell'ospedale dove lavora e si affeziona anche ai suoi piccoli pazienti in fin di vita, in special modo a Lorenzo a cui regala un peluche di elefante.


«Dimenticavo: grazie. Per l'elefante.»
«Non sapevo cosa prendergli.»
Il dottore si adagiò al sedile.
«Lorenzo ha una predilezione per gli elefanti.» Annuì. «Anche io ho una predilezione. Da quando ho letto che si occupano del branco senza badare alla parentela.»
«Tutti per tutti. Una specie di medico della savana.»
«Tutti per tutti.»

L'elefante è una specie di amuleto in questa storia, perché tiene le fila del discorso e non ci fa perdere mai di vista l'oggetto del romanzo. L'elefante, si prende cura di tutti i cuccioli del branco pur non essendone padre. Come Pietro fa con Fernando, il ragazzone "strambo" figlio di Paola, una vedova sola che cerca disperatamente qualcuno con cui trascorrere il resto della sua vita, o con Sara la figlia del dottor Martini ed ancora con lo stesso avvocato Poppi, l'amministratore del palazzo che ha voluto fortemente l'assunzione di Pietro come portinaio e conosce tutti i suoi segreti. 

Nel romanzo si trovano una serie di flashback che riguardano la vita di Pietro quando era ancora prete ed ha capito finalmente che colui che amava non era Dio, ma Celeste, una strega che gli aveva fatto perdere completamente la testa. Missiroli separa questo ritorno al passato e il racconto del presente solo attraverso uno spazio bianco, perché i due tempi non sono così distanti tra loro e si incontrano e si intersecano di continuo, fino a scontrarsi. 

Pietro si accorge presto che la vita di Luca non è così felice come potrebbe sembrare, Viola, la moglie e Riccardo, il suo migliore amico gli nascondono un terribile segreto che il dottor Martini in realtà conosce, ma che ha sempre fatto finta di non sapere per non soffrire, per non vedere la sua vita completamente stravolta.

«La gente si lascia perché ad un certo punto decide di provare qualcun altro.» Sfiorò l'elefante.
«É l'amore minimo.»
                                     Riccardo fissò la strada e di nuovo il portinaio.
«E quale sarebbe l'amore massimo?»
«Difendere l'amore per una sola persona.»
«A volte non si può.»
«Perché non lo si vuole.»
«Parli da prete.»
«Parlo da vecchio.»
Riccardo batté le dita sul volante. «Quindi con Dio era minimo.»
«Non era amore.»
«Allora perché ti sei fatto prete?»
«Perché non ho mai conosciuto altro.»



Alla fine del romanzo, tra un flashback e l'altro il lettore si trova a scoprire quel passato che ormai già immaginava e quei segreti che tanto segreti non lo erano mai stati. Qui, Pietro, prende una decisione molto forte e cruenta, e commette un'azione che solo un genitore può compiere per salvare suo figlio da un destino già scritto. Pietro salva Luca, ma condanna se stesso, ad una vita senza legami, ad una fine che non meritava. 


                                                       
                                                                      Giudizio





"Il senso dell'elefante" fa parte di quei romanzi  che amo così tanto perché trasudano sofferenza da tutti i pori e più un libro è dolente, più ha da insegnarmi. Lo consiglio a tutti, ma soprattutto a quei padri che non hanno il coraggio di dire ai proprio figli quanto li amino e a quei figli che sottovalutano la presenza del proprio padre nella loro vita. 5 penne, super meritate. 


A presto

La contessa








2 commenti:

  1. Ciao Annamaria
    Questo libro ricordo di averlo visto in giro tempo fa e ora hai rinfrescato la mia memoria con la tua bella recensione. Ci farò sicuramente un pensierino.
    Intanto ti invito a un link partyhttp://lovingbooks89.blogspot.it/2017/04/link-party-consiglia-tre-libri-in-base.html se ti va

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