Stamattina mia cugina mi ha detto che leggere tanti libri può solo farmi del male e questo per vari motivi. Il primo è, che a suo parere, non mi godo la vita perché a stare china sulle pagine e a continuare a sfogliarle mi perdo le cose più belle, tutto quello che mi circonda, i divertimenti giovanili, le serate in discoteca. In secondo luogo, leggere tanto vuol dire acculturarsi troppo e si sa, eccessiva cultura non fa bene. Se parli con qualcuno e cacci fuori un riferimento ad un libro risulti saccente perché non tutti lo conoscono e poi metti in difficoltà le persone che hanno scelto di sguazzare nell'ignoranza. In sintesi voleva convincermi che ignorare (non troppo ovviamente, ma almeno un po') rende felici. Ovviamente mia cugina voleva prendermi in giro, ma io credo che alcune cose le pensasse per davvero, così come le pensano coloro che non hanno mai preso un libro in mano o che lo hanno fatto pochissime volte nella loro vita. Devo dire che ho riflettuto molto sulle parole di mia cugina e ho ritenuto giusto scrivere un post per spiegare ai non lettori perché la nostra vita è più ricca e più bella perché trascorsa in compagnia dei libri.
Mi sono scoperta lettrice relativamente tardi, all'età di 18 anni dopo aver letto "Il barone rampante" di Italo Calvino. Seguendo la storia di Cosimo di Rondò, consumando le parole, masticando avidamente le righe nere sullo sfondo bianco in cui tutto può accadere, ma non è detto che accada, ho percepito che dentro di me stava succedendo qualcosa: non c'erano dubbi che Calvino mi avesse conquistata, ma anche questo piccolo oggetto di carta, che bastava aprire perché ti raccontasse il suo mondo, non era niente male. Ed ecco qui che sono rinata, la lettrice che in me ha fatto un balzo in avanti e mi ha detto "Non ti abbandonerò mai", fortunatamente, aggiungerei io.
Da allora quando sono triste (e mi capita spesso), troppo felice o semplicemente quando ho un po' di tempo libero, guardo la mia libreria piena di libri letti e non letti, personaggi meravigliosi e storie geniali, e sono certa che starò bene, che in realtà grazie a loro avrò sempre una spalla su cui piangere e un amico con cui sfogarmi che mai mi abbandonerà.
Un punto importante da chiarire (perché me lo sento dire spesso dai miei familiari) è poi il fatto che noi lettori non studiamo, ma leggiamo. Leggere è una passione, che a me e a tanti altri rilassa molto. Studiare è un'altra cosa. Alle serate in discoteca, io preferisco sdraiarmi sul divano/letto con una morbida coperta, un tè caldo ed un buon libro, ma questo non significa che io sia asociale. Infatti, ho tanti amici con cui esco e mi diverto, e soprattutto non parlo sempre e solo di libri, e non ho mai fatto sentire ignorante nessuno, a meno che non ci si sentisse già da solo. Noi lettori, spesso, riusciamo ad essere molto più empatici ed estroversi degli altri, questo perché abbiamo letto e fatto nostre diverse esperienze di vita che ci hanno resi anche più aperti mentalmente e soprattutto più sensibili verso le problematiche altrui.
Infine, volevo terminare questa riflessione con una frase di Virginia Woolf che credo riprenda la vera essenza dell'animo di un lettore:
"Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine"
A presto
La vostra Contessa