lunedì 18 settembre 2017

[Per me è NO]: Le terzine perdute di Dante di Bianca Garavelli

Buon lunedì amici, dite la verità vi sono mancata? Se la risposta è sì, non temete, oggi sono tornata più agguerrita che mai con la mia rubrica cattivella "Per me è NO". Come ogni blogger amo recensire i romanzi che mi sono piaciuti in modo da consigliarvi con tutto il mio cuore una buona lettura, ma quello di cui sono ancora più contenta è il potervi dire "NO, questo non compratelo, non leggetelo, non apritelo", per salvarvi da un'opera con la quale non vale davvero la pena perdere tempo. Se qualcuno, infatti, mi avesse totalmente proibito di acquistare "Le terzine perdute di Dante" di Bianca Garavelli", non avrei gettato all'aria due settimane della mia vita da lettrice, cercando di evitarne la lettura in tutti i modi. Questo perché già dopo sole 10 pagine mi era ben chiaro di aver commesso un tremendo errore nell'acquistarlo al mercatino della mia città. Vi ho incuriosito almeno un po'? E allora ecco i 3 motivi per i quali non ho apprezzato per niente il romanzo della Garavelli.





Un thriller non thriller

"Le terzine perdute di Dante" dovrebbe essere un thriller storico, ma vi posso assicurare che non ha assolutamente alcuna caratteristica di questo genere. La narrazione è priva di mordente, di effetto sorpresa e di suspense. Il lettore riesce a prevenire quasi tutte le mosse dei vari personaggi e fin da subito individua l'antagonista della storia. Non ci sono svolte decisive degne di nota, non c'è la curiosità di proseguire la storia per capire quale sarà la sua conclusione, perché in realtà lo si sa già. Insomma chi arriva alla fine è solo un gran coraggioso o uno ligio al dovere di lettore che decide di non lasciare nessun libro inconcluso. Io faccio parte della seconda categoria e vi giuro che, nonostante sia riuscita a terminare quest'opera con enorme fatica, ho pensato molto spesso di abbandonarla perché era diventata un peso enorme ben piazzato sul mio stomaco. Infatti, quando ho finalmente concluso il libro nella mia testa ha cominciato a risuonare per alcuni minuti il canto dell'Alleluia. 


L'alter ego di Dante

Il protagonista del romanzo della Garavelli è un mediocre professore di lettere Riccardo Donati e il suo antagonista e, vicino di casa, è Edoardo Cerchi. Come non comprendere dai loro cognomi che sono nemici giurati? Infatti, all'epoca in cui visse Dante, i Donati erano appartenenti alla fazione dei guelfi Neri, mentre i Cerchi di quelli Bianchi. Fin da subito si comprende quindi che il sommo poeta ha molto a che fare con la storia narrata all'interno del romanzo e fino a qui va tutto bene, il problema è che l'autrice ha deciso di creare proprio un alter ego dell'Alighieri che risiede nello stesso Riccardo Donati. Da qui la narrazione inizia ad essere davvero surreale: Dante ha una visione e sette secoli dopo ce l'ha anche Riccardo, Dante diventa il prescelto all'interno di una setta religiosa e lo diventa anche Riccardo, Dante si innamora della sua amica mistica ed anche Riccardo si innamora della sua amica di sempre Agostina. Insomma il romanzo va avanti così per pagine e pagine, e non importa che cosa incredibile sia successa a Dante nel 1300, la stessa cosa accadrà anche a Riccardo Donati. 



Una storia oscura e troppo intricata

Quanto ho acquistato "Le terzine perdute di Dante" ho pensato fin da subito che le premesse per una buona lettura ci fossero tutte: Dante ed una dantista che scrive una storia proprio sul sommo poeta. Ed invece no, amici, perché conoscere un certo argomento non significa per forza riuscire a metterlo nero su bianco con maestria, chiarezza ed uno stile appropriato alla materia di cui si sta parlando, ed infatti Bianca Garavelli non c'è riuscita. Anzi, ha dato vita ad una storia dalla trama oscura e davvero intricata, nella quale un lettore (anche grande ammiratore del sommo poeta come me) non riesce ad orientarsi e finisce con il perdersi in una vera e propria selva oscura. Insomma, è chiaro che l'autrice conosca molto bene Dante, il suo pensiero e le sue opere, ma non è stata in grado attraverso di essi, di creare un romanzo convincente ed un thriller che possa definirsi tale. In sintesi, "Le terzine perdute di Dante" è un'opera che non consiglierei neanche al mio peggior nemico. 



Cari lettori, sono stata troppo spietata per i vostri gusti? Io credo di no e se voi aveste letto questo romanzo sono quasi certa che avreste approvato ogni mia parola. 

Un abbraccio e a presto
La vostra Contessa

lunedì 4 settembre 2017

[Recensione]: Gli anni della leggerezza (primo volume della saga dei Cazalet) di Elizabeth J. Howard

Cari amici, ogni tanto a noi lettori succede di non essere attratti a prima vista da un libro di cui tutti parlano e che tutti amano, probabilmente proprio per quest'ultimo motivo (di solito i romanzi osannati io non li digerisco) oppure per via della copertina poco accattivante. Certe volte accade, però, che o per un motivo o per un altro questi libri poi richiamano la nostra attenzione e una volta letti ci rendiamo conto di esserci sbagliati e ringraziamo il destino che ci ha portato a correggere il nostro errore e a dire "almeno, proviamoci!". Ecco, proprio questo è quello che è capitato a me con il libro di cui vi parlerò oggi, e devo davvero ringraziare i miei colleghi book blogger per averlo portato alla mia attenzione. 




Titolo: Gli anni della leggerezza (primo volume della saga dei Cazalet)
Autore: Elizabeth J. Howard
Editore: Fazi editore
Data di pubblicazione: 10 Settembre 2015
Pagine: 604
Prezzo: € 18,50
Citazione preferita: "Papà! Lo sai qual è la cosa che più mi piace di te? Che hai un sacco di dubbi. Non sei sicuro di niente".

Trama: E' l'estate del 1937 e la famiglia Cazalet si appresta a riunirsi nella dimora di campagna per trascorrervi le vacanze estive. Quello dei Cazalet è un mondo dove tutto avviene secondo rituali precisi e codici che il tempo ha reso immutabili, dove i domestici servono il tè a letto al mattino, e a cena si va in abito da sera. Ma sotto la rigida morale vittoriana, incarnata appieno dai due capostipiti affettuosamente soprannominati il Generale e la Duchessa, si avverte che qualcosa sta cominciando a cambiare. Ed ecco svelata, come attraverso un microscopio, la verità sulle dinamiche di coppia fra i figli, le relative consorti e i giovani nipoti. 


Recensione

Sono sempre stata una grande amante delle saghe familiari, soprattutto quelle in cui sembra che non accada niente ed invece accade tutto, proprio come nel caso dei Cazalet. 
Siamo nel 1937 e i 4 figli del Generale e della Duchessa insieme alle rispettive mogli e ai loro bambini sono pronti per trascorrere le vacanze nella grande casa in campagna dove si consuma il tempo dei giochi, dei bagni nell'acqua salata, delle partite a tennis e dei tè versati a tutte le ore. In questo primo volume della saga dei Cazalet, l'autrice ci presenta ogni personaggio mettendolo sotto una lente di ingrandimento in modo che il lettore possa conoscerlo a 360 gradi. Insomma, è un po' come se la Howard ci concedesse di spiare ognuno dei membri della famiglia Cazalet, solo in questo modo, infatti, possiamo scoprire tutte le loro debolezze e i loro più intimi segreti. Vi dirò da subito che ne' "Gli anni della leggerezza", non troverete grandi colpi di scena e non accadrà chissà cosa, ma questo è quello che rende eccezionale il romanzo di cui vi sto parlando: la normalità. Ci si spazzola i capelli, si beve tè a tutte le ore, si guida l'auto e si scrivono lettere, esattamente ciò che si fa in tutte le famiglie del mondo, ma non tutti sono capaci di descrivere la quotidianità come la Howard, che lascia i suoi lettori incantati dalle meravigliose descrizioni dell'ambiente di campagna e dall'incredibile caratterizzazione dei suoi personaggi. Vi avverto non tutti vi risulteranno simpatici, ma quasi ciascuno di loro ha almeno un lato positivo. Per il momento la mia preferita è la piccola Clary, che rimasta orfana di madre odia la nuova compagna di suo padre, la vanitosa Zoe, e glielo dice apertamente senza peli sulla lingua, e lo fa per ogni cosa della sua vita, perché lei, Clary, è sincera e le piace esserlo anche nelle storie che racconta, che un giorno vorrà pubblicare diventando così una grande scrittrice. Mi sono, poi, emozionata nelle pagine in cui si parla del delicato e profondo amore tra il primogenito dei Cazalet e sua moglie Sybil, ho sorriso davanti ai battibecchi spassosissimi di Lydia e Neville, ho odiato con tutto il mio cuore l'affascinante e allo stesso tempo disgusto Edward, avrei voluto tanto consolare il codardo Simon ed urlare a Villy di aprire gli occhi per capire che suo marito non era quello che lei immaginava. Insomma, se mai leggerete questo romanzo, vi renderete conto che una volta letti i nomi dei membri della famiglia Cazalet più e più volte e averli conosciuti non potrete farne più a meno.


Giudizio


Ovviamente dopo averne parlato così bene non potevo che attribuire ben 5 penne a questo primo volume della saga dei Cazalet e mentre continuo a consigliarvi di leggerlo, non posso non pensare al fatto che non vedo l'ora di iniziare il secondo volume di questa saga davvero molto emozionante. 


A presto 
La vostra Contessa